Il significato dello parola “ansia”, che deriva dal latino “angere”. cioè stringere, equivale a oppressione, senso di chiusura alla gola, che sono i sintomi lamentati in genere dall’ansioso, insieme a costrizione, tensione muscolare, incapacità di rilassarsi, difficoltà di concentrazione, affaticabilità, irritabilità, insonnia.
Sono numerose le persone (secondo i dati dell’O.M.S. i malati di ansia nel mondo sono circa 400 milioni!) che hanno avuto o potranno avere un disturbo d’ansia nel corso della propria vita.
L’ansia di per sé non viene considerata un fenomeno anormale. Si tratta di una condizione che comporta uno stato di attivazione dell’organismo, che si pone in uno stato di allerta quando una situazione viene percepita soggettivamente come pericolosa.
Negli esseri umani, l’ansia si traduce in una tendenza immediata all’esplorazione dell’ambiente, nella ricerca di spiegazioni, rassicurazioni e vie dl fuga, nonché in una serie di fenomeni neurovegetativi come l’aumento della frequenza del respiro, del battito cardiaco (tachicardia), della sudorazione, le vertigini ecc.
Tali fenomeni dipendono dal fatto che, credendo di trovarsi in una situazione di reale pericolo, l’organismo ha bisogno della massima energia muscolare a disposizione, per poter scappare o attaccare nel modo più efficace possibile, scongiurando il pericolo e garantendosi la sopravvivenza.
Si potrebbe quindi parlare di un’ansia “normale” o “fisiologica”, in cui la tensione psichica indica l’aspettativa di qualche cosa che deve verificarsi. Per esempio, l’apprensione che accompagno l’attesa di un esame odi una prova impegnativa.
Goethe sosteneva che senza ansia nessun uomo sarebbe in grado di superare i limiti raggiunti dai suoi predecessori.
Kierkegaard l’ha definita la “realtà della libertà”. Sartre la chiama la “vertigine della libertà”, riconoscendola come l’inevitabile corollario alla possibilità di scelta che caratterizza l’Uomo…
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Sezione tratta dai manuali di Riza – Medicine naturali