RUBINO – colore rosso –

Se non consideriamo l’occhio di gatto (che corrisponde all’infrarosso e ha poche e precise indicazioni terapeutiche), il rubino può essere considerata come l’ultima pietra dello spettro visibile, quella più calda.
Rubino e perla vengono considerati da Bhattacharya i due poli opposti energetici, il massimo dello YANG e il massimo dello YIN: per questo somministrare entrambi è come dare tutte e sette le gemme o comunque serve ad armonizzare YIN e YANG quando sono entrambi alterati. Il rubino, dominato dal sole, corrisponde al Fuoco e al Dosha Pitta. Regola la funzione della vista e bisogna osservare con il prisma specialmente il contorno egli occhi (specie quello inferiore) per poter osservare il colore rosso. Il chaksa corrispondente è il III (Manipura), il sistema corporeo collegato è quello osseo. Al contrario della perla, il rubino ha un effetto ipertensivo e tonico per il fisico (ottimo quindi per le astenie ipotensive e nei cambi di stagione). Si rescrive molto nelle amenorree, anche quelle perimenopausali, naturalmente se il paziente non soffre di ipertensione o di fibroma uterino, che sono le due controindicazioni essenziali all’uso di questa gemma. Questa prudenza è ugualmente consigliabile nella cura dell’anemia quando questa è causata da metrorragia: in questo caso l’uso del rubino risulterebbe rischioso e non terapeutico. Le più importanti indicazioni terapeutiche di questa pietra riguardano il sistema cardiocircolatorio ed osseo: aritmia, piccola insufficienza cardiaca, artrosi, emiplegia, ecc. Per queste indicazioni si consiglia di utilizzare sempre il rubino inserito in composti, molto efficaci e privi di effetti indesiderati: RVIIR e RYBJIR. Nell’ipotensione e nell’amenorrea l’uso singolo è invece assolutamente consigliato ed efficace.
tratto dal libro “Gem Therapy” edizioni Life Quality Project della Dottoressa Marcella Saponaro