Altrasalute

Occhiali, quando portarli

Gli occhiali consistono in due lenti aventi lo scopo di correggere i difetti della vista. I giovani normali non ne hanno generalmente bisogno perché i loro occhi funzionano regolarmente. Essi possono osservare con chiarezza gli oggetti lontani senza accomodare o mettere a fuoco, e possono vedere nitidamente gli oggetti vicini con l’accomodamento normale.
I giovani che hanno la vista difettosa si possono dassificare in due gruppi:
1. Coloro che non riescono a vedere bene da lontano.
2. Coloro che riescono a vedere con chiarezza gli oggetti lontani ma con un abnorme accomodamento, per cui resta loro una scarsa possibilità di mettere a fuoco oggetti vicini.
Al primo gruppo appartengono quegli individui che sono miopi, che sono astigmatici o che sono ipermetropi in tale grado da non riuscire ad accomodare in modo sufficiente. Al secondo gruppo appartengono coloro che sono ipermetropi.
Convincere una persona del primo gruppo della opportunità di portare gli occhiali è cosa facile. Non appena l’ottico le avrà messo gli occhiali adatti, immediatamente noterà un deciso miglioramento della vista.
Piii difficile è persuadere le persone del secondo gruppo. « Perché devo portare gli occhiali se ci vedo perfettamente? », chiedono questi pazienti. Il solo modo di convincerli pienamente consiste nel far loro studiare il problema e nel farglielo comprendere.
Nel primo capitolo abbiamo spiegato il meccanismo dell’occhio ipermetrope. Ricorderete che abbiamo detto come in questo caso il globo oculare è più corto del normale e che quindi l’immagine ha il fuoco dietro la retina invece che su di essa, cosa che la fa percepire sfocata.
Per ovviare a questo inconveniente è necessario l’accomodamento. Ma non è naturale accomodare per vedere gli oggetti lontani; normalmente ciò viene fatto soltanto per vedere gli oggetti vicini. Quando si è costretti ad accomodare anche per vedere gli oggetti lontani, si riducono le riserve di accomodamento che sono sempre necessarie quando si devono guardare gli oggetti vicini; come risultato gli occhi si stancano spesso.
Mentre si è giovani e si è in buona salute non danneggia un gran che accomodare anche oltre il normale.
Ecco perché certi giovani del secondo gruppo menzionato non portano gli occhiali. D’altra parte possono passare molti anni prima che un giovane si accorga di essere ipermetrope.
I medici devono giudicare con attenzione e usare molto buon senso prima di prescrivere occhiali ai giovani ipermetropi. I fattori che influiscono sulla loro decisione sono i seguenti:
1. La presenza o l’assenza di sintomi di affaticamento degli occhi.
2. Le condizioni generali della salute.
3. Il lavoro professato dalla persona, specialmente quando esso richiede una particolare applicazione visiva da vicino.
Siccome è per gli oggetti vicini che questo paziente deve accomodare molto, si possono prescrivere degli occhiali adatti indicandogli di portarli soltanto quando deve tare lavori che richiedono grande applicazione visiva ca vicino.
Egli infatti può accomodare da sé quando guarda oggetti lontani ma ha bisogno di un aiuto per osservare quelli vicini. Prima o poi, comunque, egli avrà bisogno di portare sempre gli occhiali, specialmente quando si avvicinerà alla quarantina.
Quando si incontra un paziente di questo tipo che ha fra i trenta e i quarant’anni, è talvolta un po’ difficile spiegargli la sua situazione. Infatti egli di solito non sa di essere ipermetrope, anzi può affermare di averci visto sempre molto bene. Soltanto dopo una malattia o un affaticamento mentale o fisico egli scopre di non vederci bene.
Ciò che lo colpisce è che ad una certa età incomincia ad avere qualche difficoltà nel]’osservare gli oggetti vicini e quelli lontani. Essendosi sempre vantato di avere una vista capace di scorgere anche gli oggetti più ‘ontani, non può accettare l’idea che i suoi occhi non siano normali.
Ciò che gli permetteva di vedere bene da lontano era la sua alta capacità di accomodare, capacità ora perduta.
Comunque, la perdita progressiva di questa facoltà è naturale per tutti. L’ipermetrope che non porta occhiali si accorge del suo difetto talvolta in maniera repentina.
E allora si sente come un automobilista che scopre di aver forato: magari la gomma non è ancora a terra, ma quando il meccanico trova il chiodo e lo sfila, la gomma si sgonfia. L’automobilista non può rimproverare il meccanico per quella foratura, perché il chiodo era già piantato nel copertone da un certo tempo: il meccanico gli ha anzi evitato una fastidiosa seccatura futura.
Vi sono dei pazienti che attribuiscono il loro difetto visivo al medico che li ha curati durante un’influenza, dicendo che ha somministrato dei medicinali che hanno rovinato i loro occhi. Ma la cosa sta ben diversamente: la malattia ha fatto maturare una situazione precaria che si trascinava da anni e il difetto latente si è ora manifestato pienamente.
Finora abbiamo parlato dei difetti di rifrazione nei giovani: è il caso quindi di occuparsi di coloro che non lo sono più. Nelle persone che hanno passato la quarantina, ci troviamo di fronte ad una situazione completamente diversa da quella che già conosciamo.
Sappiamo tutti che le persone anziane per leggere hanno bisogno degli occhiali. Il motivo è che l’occhio normale perde la sua facoltà di accomodare, almeno parzialmente, tra i quaranta e i quarantacinque anni. E allora non si riesce a vedere con chiarezza gli oggetti vicini come i caratteri di stampa, e il paziente è obbligato ad allontanare sempre di più la pagina che legge.
Questa situazione si chiama presbiopia. L’oculista può risolvere il problema consigliando l’uso di occhiali con lenti convesse. Esse fanno convergere, o mettere a fuoco, i raggi luminosi in modo artificiale, per cui la persona non ha bisogno di accomodare: può perciò vedere con chiarezza gli oggetti vicini. Comunemente i suoi vengono chiamati occhiali da lettura.
Fintantoché questo paziente usa questi suoi nuovi occhiali per leggere o per osservare da vicino i vari oggetti, sarà contento del nuovo acquisto. Se però vorrà chiedere agli occhiali qualche cosa di più, incominceranno i guai. Infatti, da lontano non ci vedrà: tutto gli apparirà sfocato. Sarà costretto a togliersi gli occhiali per poi rimetterli quando dovrà leggere. Se il paziente è un uomo di affari, questo levare e mettere non sarà assolutamente pratico.
Ma dobbiamo ricordare che questa persona di oltre 5 anni forse non aveva una vista normale, se già era costretta a portare degli occhiali per vedere da lontano.
Si troverà così di fronte alla necessità di usare alternativamente due paia di occhiali: l’uno per vedere da lontano, l’altro per vedere da vicino.
Beniamino Franklin trovò a suo tempo una soluzione a questo problema. Tagliò infatti per metà, in senso orizzontale, delle lenti di specie diversa, montando poi nella parte superiore degli occhiali mezza lente che permette di vedere da lontano e nella parte inferiore mezza lente per vedere bene da vicino.
Questo principio è stato usato dagli ottici moderni per creare delle lenti bifocali, lenti il cui valore non si potrà mai decantare adeguatamente. Dobbiamo però menzionare due inconvenienti di queste lenti: lo sfocarsi guarda lontano e l’increscioso restringimento del campo visivo quando si devono osservare da vicino gli oggetti.
La causa dello sfocamento dipende dal segmento inferiore della lente attraverso la quale si guarda mentre si cammina. È come guardare per terra con un paio di occhiali da lettura.
Il restringimento del campo visivo dipende dal fatto che per guardare gli oggetti vicini si dispone di una piccola parte soltanto di un’intera lente. Se la lente è forte, è importante guardare soltanto attraverso il punto centrale del segmento inferiore.
G l i ottici moderni dispongono di ogni mezzo per risolvere qualsiasi problema che venga loro sottoposto.
Per ogni paziente essi possono studiare un particolare tipo di lente bifocale in modo da causare la minima distorsione possibile. L’ottico può variare le dimensioni dei segmenti. Quando il segmento adatto per la lettura è costituito da una lente molto forte, egli può dividerlo in due sezioni, con la zona più forte in basso, ottenendo così una lente trifocale.
È una cosa che dispiace il dover far portare gli occhiali ai bambini, comunque non si arriva a questa soluzione che quando la cosa si impone per una valida, ragione, per esempio per una vista difettosa, per un forte affaticamento della vista, per determinate malattie degli occhi, o per strabismo. Di quest’ultimo disturbo parleremo in seguito.
Ed ora una domanda che spesso ci è stata posta.
Gli occhiali provocano un cambiamento negli occhi?
Possiamo rispondere che gli occhiali non causano mutamenti fisici, ad eccezione del rilassamento del muscolo ciliare che regola l’accomodazione.
Chi porta gli occhiali, sarà difficile che in seguito possa farne a meno.
Se ci si trova di fronte a un caso di strabismo o di tendenza ad esso nei bambini, l’uso degli occhiali è essenziale per riuscire domani a guarire, anche se dopo la guarigione gli occhiali non serviranno più.
Oltre all’eliminazione dello sfocamento delle immagini, il principale beneficio che gli adulti ottengono nel portare gli occhiali consiste nell’evitare o nel ridurre l’affaticamento della vista che può causare delle congestioni e predisporre gli occhi a varie malattie.
I ragazzi che portano gli occhiali e che frequentano la scuola dovrebbero essere esaminati all’inizio di ogni anno scolastico. Ad un esame almeno annuale dovrebbero essere sottoposti coloro che da poco tempo soffrono di presbiopia, come pure coloro che hanno passato la quarantina e che incominciano a portare le lenti bifocali.
Della miopia comune si sa che essa aumenta progressivamente tra gli otto e i vent’anni, per cui chi ne viene colpito sa che deve sottostare periodicamente a controlli della vista. L’ipermetropia e l’astigmatismo sono due difetti meno notevoli, ma coloro che ne sono colpiti non sbaglieranno nel farsi visitare da un oculista almeno una volta ogni due anni.

Tratto dal libro “Igiene e Malattie degli Occhi” R.J Schillinger e P.Lodi Menestrina  – ed.ADV Firenze

Exit mobile version