21 Settembre 2023

Rebirthing in acqua calda

Negli anni Settanta, quando Leonard Orr cominciò a diffondere la pratica della respirazione consapevole, le sessioni di rebirthing si svolgevano esclusivamente in acqua calda. Orr, infatti, in quella fase era ancora convinto che i benefici effetti di quelle sessioni fossero da attribuire al fattore “acqua calda”, visto come surrogato del liquido amniotico sperimentato nella vita intrauterina. Orr faceva immergere i clienti in una vasca riscaldata a 37/38 °C (corrispondente alla normale temperatura corporea) e li invitava a turarsi le narici con una molletta (di quelle utilizzate dai nuotatori) e a respirare servendosi di un boccaglio da sommozzatore. La vasca era predisposta per accogliere in media dalle 3 alle 7 sette persone le quali, effettivamente, nel corso della sessione rivivevano momenti legati alla loro nascita e all’infanzia e, sotto la supervisione dell’insegnante, riuscivano a modificare il proprio modo scorretto di respirare.

Ci volle un po’ di tempo per comprendere che non era l’acqua calda a scatenare le esperienze di rinascita, quanto piuttosto il modo di respirare che, grazie anche alla mediazione del boccaglio, diventava più profondo e cadenzato rispetto a quello sperimentato nella quotidianità. A seguito di questa scoperta nacque il Rebirthing “a secco”: la presenza dell’acqua diventava una condizione non più necessaria.

Gli esperti sono concordi nel consigliare ai principianti di praticare 7/10 sedute di Rebirthing a secco prima di cimentarsi con una sessione in acqua calda; il motivo è che il Rebirthing svolto in acqua calda è molto intenso: è necessaria una preparazione approfondita e consolidata per riuscire agevolmente a integrare i sentimenti e i pensieri che riaffiorano dal subconscio e in questo setting, è indubbio, vengono liberati più facilmente i ricordi legati al periodo trascorso nel grembo materno alla nascita.

Se il cliente ha scarsa familiarità con la tecnica del Rebirthing in acqua, la presenza di due insegnanti, uno che conduce la sessione, l’altro che assiste, lo farà sentire protetto e al riparo da ogni inconveniente o pericolo. Al principiante si consiglia, inoltre, di assumere la posizione di galleggiamento sul dorso con la testa fuori dall’acqua. In generale è molto importante che il trainer sappia sintonizzarsi a un livello profondo col suo cliente e riesca a infondere tranquillità e sicurezza, attraverso la pacatezza e discrezione nei gesti, nelle parole e nel tono della voce. Il Rebirthing in acqua si può svolgere sia completamente nudi che indossando il costume da bagno: queste due varianti, naturalmente, dipendono dal tipo di relazione che ciascuno di noi intrattiene col proprio corpo e con la fisicità altrui: l’insegnante durante la seduta lavora a stretto contatto con il cliente aiutandolo a mantenersi a galla nella corretta posizione e correggendone il ritmo respiratorio attraverso leggere pressioni sull’addome o sulla schiena.

Generalmente il lavoro di respirazione svolto in acqua aiuta a riconciliarsi con il proprio corpo e non è raro che, dopo un certo numero di sessioni, anche il rebirther più timido e inibito decida che la nudità non rappresenta più un problema. Dopo una lunga serie di esperimenti e verifiche si è appurato che il tempo ideale di permanenza nella vasca è di circa 20 minuti, quanto basta cioè a far emergere un quantitativo sufficiente di vissuti su cui lavorare una volta usciti dall’acqua. Il momento dell’uscita dalla vasca è assai delicato: spesso il rebirther non interrompe volentieri l’immersione; il fatto di abbandonare la vasca implica il dover intraprendere un cammino di consapevolezza e ciò spesso crea disagio. L’esperienza rievoca, infatti, l’episodio della propria nascita e la necessità d’iniziare a respirare autonomamente, senza più la mediazione fisica del cordone ombelicale.

Uscito dall’acqua il rebirther viene amorevolmente accompagnato in una zona tranquilla e comoda dove può stendersi su di un materassino e affrontare la seconda parte del training: quella dell’integrazione dei contenuti emotivi emersi in acqua. A seconda delle singole situazioni, è consigliabile assumere una certa posizione piuttosto che un’altra: supina, seduta, su di un fianco (fetale). Questa fase può protrarsi per un’ora/un’ora e mezza e consiste nell’approfondimento dei contenuti emotivi emersi in acqua e nella loro integrazione attraverso varie tecniche, come quella della visualizzazione. È fondamentale mantenere la respirazione rilassata e circolare e restare coscienti e consapevoli durante tutto il lavoro d’integrazione. Se la seduta in acqua è stata eseguita correttamente in tutte le sue fasi, il rebirther si sentirà carico di energia positiva, profondamente rilassato e sereno.

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