Ognuno è artefice della propria fortuna, dicevano gli antichi romani. In altre parole, potremmo dire che la nostra vita è in gran parte nelle nostre mani. Di questo si rese conto Mikao Usui quando cominciò ad applicare le conoscenze faticosamente raggiunte alla cura dei poveri di Kyoto.
I successi iniziali si rivelarono, nel giro di pochi anni, effimeri: la maggior parte di quei poveri ritorna va rapidamente alla loro vita di stenti, nonostante fossero stati guariti sia nel corpo sia nello spirito. Usui comprese allora che la guarigione definitiva poteva avvenire soltanto se c’era una forte determinazione da parte della persona da lui curata. Insomma, poteva avvenire soltanto se la persona desiderava veramente cambiare, assumere un atteggiamento diverso nei confronti della vita. Per facilitare questa trasformazione spirituale, Usui fissò inoltre delle regole di vita divenute parti integranti del reiki.
Nel corso delle sue peregrinazioni che il Sensei (maestro) incontrò quello che sarebbe di venuto il suo erede spirituale. Chujiro Hayashi, un ufficiale della riserva della marina, ave va circa 45 anni quando incontrò Usui. Rimase subito molto colpito dalla personalità del maestro e dalle sue capacità di guarigione. D’altra parte anche Usui era rimasto colpito dal l’ufficiale e così, quando gli propose di seguirlo nelle sue peregrinazioni, Hayashi acconsentì.
In seguito Hayashi fondò insieme al maestro una clinica a Tokyo, proprio vicino al palazzo imperiale. In questa clinica, chiamata Shina Nomachi, i pazienti venivano trattati unicamente con il reiki. Tutti coloro che si impegnavano a prestare servizio volontario nella clinica venivano attivati al reiki. Si trattava di una clinica organizzatissima, che disponeva di un servizio di terapie a domicilio e di cure specialistiche. Purtroppo essa andò distrutta sotto i bombardamenti della seconda guerra mondiale, e anche questi metodi specialistici andarono perduti, tanto più che molti terapeuti della clinica persero la vita nel conflitto.
Come aveva fatto Usui prima di lui, anche Hayashi formò, nel corso della sua attività terapeutica, molti maestri, e designò il proprio erede spirituale. Fra tutti egli scelse una donna, Hawayo Takata, a cui risa le il merito della diffusione del reiki in Occidente.
tratto da “REIKI” di G. Lomazzi ediz. Vallardi