Il Rolfing può liberarmi dal mio mal di schiena ?
Questa domanda viene spesso rivolta ad un Rolfer certificato.
Bisogna probabilmente considerare legittima l’aspirazione di sbarazzarsi del proprio mal di schiena (se lo si ha ovviamente) attraverso l’uso di uno strumento sofisticato come il Rolfing, il quale cerca di risolvere le cause fisiche del dolore attraverso un miglioramento del rapporto della struttura corporea nel campo gravitazionale.
Perché non considerare il Rolfing quindi come un evoluto “pain killer”?
Eppure da un attento esame degli scritti di Ida Rolf emerge la figura di una donna profondamente consapevole che nel corpo vive un individuo con le sue esperienze, vissuti e percezioni al punto che diventa difficile scindere la malattia dal malato: essi cioè finiscono con il rappresentare una il riflesso dell’altro.
Non sorprende perciò che dalla scuola di Ida Rolf siano usciti personaggi come Ron Kurz o Peter Levine che hanno sviluppato un modo personale e profondo di dare un senso al vissuto corporeo.
Questo è il punto centrale della questione: la nostra mente è continuamente impegnata nella ricerca di dare un senso agli eventi e cerca di farlo in armonia con le precedenti esperienze e in accordo con il proprio senso di identità.
Il corpo precede l’elaborazione dell’esperienza, perché la filtra e veicola.
Chiudiamo un attimo gli occhi! Spegniamo il nostro lato razionale. Forse possiamo figurarci come persone a noi conosciute, amici o personaggi pubblici, siano vincolati ad un certo tipo di esperienza proprio dai loro corpi. Chi ad esempio tiene cronicamente su le sue spalle, compie uno sforzo continuo di “star su”, di razionalizzare, di abbandonare l’istinto, il corpo.
Che possibilità ha allora il corpo di far sentire la sua voce se non quella del disagio, della rigidità, del dolore?
Il problema fondamentale è però capire se si ritiene il corpo più o meno saggio della mente. Se si propende per la seconda, illuministica ipotesi è allora giusto volersi sbarazzare del proprio mal di schiena e di qualunque altro messaggio questo primitivo corpo voglia indirizzarci, ma se si pensa invece che la saggezza, il sentire profondo siano invece nelle profondità delle nostre cellule allora diventa indispensabile dare un senso a questo mal di schiena, non sbarazzarcene, ma accoglierlo, elaborarlo e costruire le basi attraverso il lavoro strutturale affinché il nostro corpo non necessiti più di inviarci messaggi così forti.
Sentire il nostro corpo diviene allora religione, che significa re-ligarci al Dio che vive nella profondità di noi stessi.
Per gli agnostici, quanto meno ascoltare la saggezza di milioni di anni di evoluzione che le nostre cellule portano nella loro memoria.
Nel nostro mal di schiena perciò c’è il nostro passato, il nostro presente ma anche le possibilità future che vorremo concederci grazie alla fondazione di una struttura corporea più capiente, flessibile ed in linea con la nostra identità profonda. Integrazione strutturale fu il primo nome del Rolfing laddove integro significa non toccato, cioè in armonia con l’originalità della nostra esistenza alla quale possiamo e dobbiamo cercare di riallacciarci.
Il Rolfing in conclusione non ci libera dal dolore, ma ci concede la possibilità di vivere in un corpo più accogliente che ci aiuti a dare un senso alla nostra vita e non avere bisogno del mal di schiena per ascoltare i nostri bisogni profondi.
Il Rolfer ci guida in questo tipo di esperienza nei limiti concessigli da questo strumento, poi spetta all’ascolto della nostra voce interiore capire come proseguire la nostra strada.
Diffidate da chi vuole liberarvi dai vostri mali, perché vi svuota della vostra essenza.