Nelle prime settimane il mio bambino si è addormentato in braccio subito dopo la poppata. Da qualche tempo non funziona più e devo cullarlo, spesso anche per un’ora intera.
Cosa posso fare?
In effetti nei primi tempi i bambini si addormentano per lo più subito dopo la poppata in braccio alla madre o al padre.
Spesso questo metodo diventa poi una comoda abitudine dei genitori per far addormentare il bambino.
Si sentono responsabili del suo sonno e se all’improvviso il sistema non funziona più così facilmente, lo vivono come una sconfitta.
Allora la reazione sarà spesso quella di cullare il bambino in braccio più a lungo, di fargli più carezze e cantargli più ninnenanne, sebbene in questo caso sarebbe più opportuno fare di meno, anziché incrementare gli interventi.
Proprio nel primo anno di vita il bisogno di sonno del bambino diminuisce gradualmente e le fasi di veglia si allungano sempre di più.
Perciò i bambini non vogliono dormire subito dopo il pasto, bensì sono ancora curiosi di ciò che li circonda. Le attività imposte dai genitori non permettono al bambino di sviluppare autonomamente metodi di addormentamento, così il piccolo finisce per abituarsi a prendere sonno soltanto in braccio ai genitori.
Dopo il pasto dedicatevi dunque al bambino ancora un po’, fategli le coccole, riempitelo di tenerezze e rendetelo spettatore partecipe delle vostre attività quotidiane. Appena notate i primi segnali di stanchezza (per esempio, se sbadiglia o si strofina gli occhi o gli orecchi), mettetelo subito a letto ancora sveglio in modo che abbia la possibilità di addormentarsi da solo.
Per fare ciò ha bisogno in primo luogo di una camera tranquilla e non troppo illuminata. Se il bambino sviluppa i propri metodi di addormentamento, gli sarà più facile calmarsi anche nei risvegli notturni, senza troppo aiuto da parte dei genitori.
D’altra parte anche gli adulti hanno bisogno di determinati metodi o abitudini per addormentarsi bene, per esempio u certo rituale della buonanotte come bere u bicchiere di latte o una camomilla, lavarsi pulirsi i denti, tirare giù le persiane, leggere n pagine di una storia, voltarsi verso la finestra un materasso duro, una coperta morbida.
E solito non siamo neppure consci di tali abitudini e ce ne accorgiamo solo quando, p esempio, pernottiamo in albergo e ci meravigliamo di non riuscire a prendere sonno nonostante la grande stanchezza.
Allora notiamo che il materasso è troppo morbido o che manca una bevanda che ci concili il sonno, ch ci disturbano rumori inconsueti o che no dormiamo con il viso rivolto verso la finestra come al solito. Anche noi adulti dipendiamo dalle nostre abitudini quando ci mettiamo dormire.
Per questo dovremmo impegnarci formare e incoraggiare abitudini già dalla pi tenera età del bambino.
Quanto tempo deve durare al massimo un rituale della buonanotte?
Il rituale della buonanotte non dovrebbe superare la mezz’ora.
A partire da quale età bisognerebbe osservare il rituale della nanna con il bambino?
Alla fine dei primi sei mesi, al più tardi al momento del primo compleanno, il rituale della buonanotte dovrebbe già essere consolidato.
Seguite sempre la stessa routine, per esempio gioco, bagno, ninnananna e augurio della buonanotte; la regolarità trasmette un senso di sicurezza al bambino e lo aiuta ad addormentarsi più facilmente.
Un simile rituale può accompagnare i bambini per molti anni della loro infanzia e costituisce un’ottima prevenzione contro disturbi del sonno che potrebbero comparire più avanti.
tratto da “Il sonno dei bambini” – di Sabine Friedrich