Il Satori , illuminazione transitoria
Il satori è il momento in cui l’intera esperienza personale, proiettata in un unico istante, porta il soggetto a una negazione di se stesso attraverso il superamento della propria individualità.
Si tratta insomma di uno stato d’illuminazione profonda e duratura che non porta alla rinuncia del mondo esterno, bensì alla partecipazione a esso tramite un atto puro e illuminante.
Diverso, anche se non di molto, dal satori è il kensho. Quest’ultimo consiste solo in un fugace lampo di comprensione della vera natura della creazione.
Il satori, seppure venga indicato come uno stato duraturo, non è eterno perché soggiace alle regole generali dello Zen.
Il buddismo Zen, infatti, riconosce l’esistenza dell’illuminazione come una cosa transitoria nella vita, una rivelazione, e il satori, pertanto, essendo uno stato d’illuminazione, è necessariamente limitato nel tempo.
La natura temporanea del satori non deve però essere vista come una limitazione. Il concetto di transitorietà, in questo caso, si avvicina molto a quello di “continuo divenire” sempre presente nella dorrrina Zen.
Anche l’esperienza satori, quindi, cambierà e inevitabilmente si modificherà col cambiare degli stimoli e delle conoscenze.
La natura transitoria del satori, che si contrappone all’eterno nirvana della religiosità indiana, deve molto all’influenza taoista che il buddismo Ch’an incontrò in Cina, prima di trasferirsi in Giappone.
Il taoismo, infatti, è una filosofia mistica che, al pari dello Zen, enfatizza il valore e la purezza del momento presente, mentre, le radici hindu del buddismo indiano, legate all’uscita dalla prigione karmica e al ciclo delle reincarnazioni nel mondo materiale, fanno sì che, in tale dottrina, lo stadio di massima purezza venga concepito come permanente e perpetuo.