La meditazione
La meditazione si avvale della concentrazione per superare quel muro di confusione e superficialità che ci impedisce il contatto con la chiara e lucida comprensione della realtà. Lo scopo del meditante è quello di purificare la propria mente: la pratica meditativa, infatti, depura il pensiero da quei sentimenti negativi (gelosia, avidità, invidia…) che avviliscono il nostro essere e lo riducono in uno stato di schiavitù emotiva. La meditazione guida la mente verso una condizione di naturale tranquillità e consapevolezza, profondendo tino stato di concentrazione e di penetrazione totale degli eventi e delle loro vere cause.
Per meditare, non occorre avere un determinato credo religioso, non bisogna per forza “avere fede”: lo stesso concetto di fede, così come viene intesa per esempio nella dottrina cattolica, non collima con il concetto di fede elaborato dal buddismo. La filosofia buddista, che si caratterizza per la sua infinita apertura e democraticità, attribuisce all’espressione “avere fede” un significato piuttosto simile a quello di “avere fiducia”: significa cioè esser certi della verità di una cosa perché la si è potuta personalmente constatate. Il buddismo non impone ai propri seguaci un credo dogmatico, ma li conduce gradualmente a un’autentica e radicale trasformazione personale. Il meditante cambia progressivamente il proprio modo di relazionarsi con gli altri, migliorando il proprio carattere e la propria personalità attraverso un profondo processo di sensibilizzazione. La meditazione rende intimamente coscienti dei propri pensieri, delle parole e delle azioni, affina la concentrazione e le capacità logiche. Poco per volta “illumina” i processi e i meccanismi che governano il subconscio e conduce alla corretta interpretazione dei fatti, rivelandoli proprio per come sono, senza pregiudizi e travisamenti. Quasi tutti, sin da piccoli, veniamo incitati a mentire sistematicamente a noi stessi e a formulare false convinzioni per convenienza, per risultare graditi agli altri: una volta diventati adulti, poi, l’abitudine al pensiero inautentico ci costringe a osservare la realtà nascosti da una maschera. Molto spesso, ciò che abbiamo imparato o assorbito in maniera acritica lungo gli anni rappresenta un ostacolo sul cammino della nostra evoluzione spirituale e deve essere disimparato! Siamo chiamati a decostruire la nostra vita e il castello acquisite per costruire la nostra autentica Verità personale.
È invece incantevole osservare come i processi armonici della pratica meditativa, riescono a profondere in noi quelle particolari intuizioni che frequentemente si dimostrano vere e proprie “rivelazioni”. Queste intuizioni, infatti, aprono sovente il passo a quel sentiero che conduce alla chiara comprensione di alcune profonde e importanti verità legate alla nostra misteriosa presenza nel mondo e alla nostra “missione individuale”. Vogliamo ancora sottolineare che una buona pratica meditativa induce al cambiamento radicale del meccanismo di percezione e porta con sé quella gioia che deriva dall’essersi liberati dal pensiero illusorio e ossessivo. La meditazione può “aprire la strada” e guidare chiunque lo desideri intensamente verso atteggiamenti più costruttivi e funzionali all’autorealizzazione.
alcune definizioni:
1. Profonda riflessione della mente intesa a ricercare la verità, le ragioni, il senso e gli aspetti di qualcosa.
2. Pratica religiosa cattolica che consiste nel concentrare il proprio pensiero, illuminato dalla grazia, intorno alle verità della fede. Stralcio dalla definizione di” meditazione” dal Dizionario Zingarelli 2002.
1. Il meditare: sprofondarsi nella meditazione; un’opera che è frutto di lunga meditazione.
2. Raccoglimento dello spirito intorno alle verità della fede, come pratica ascetica: fare un’ora di meditazione; stare, ritirarsi in meditazione.
3. Discorso o scritto religioso o filosofico che intende suscitare riflessione su un determinato argomento. Definizione di” meditazione” dal Dizionario Garzanti online.
È significativo e curioso il fatto che nelle definizioni di meditazione fornite dai principali dizionari della lingua italiana non si faccia praticamente riferimento alla tradizione orientale di questa disciplina, che viene ricondotta piuttosto all’alveo della filosofia occidentale e della religione cristiana! Una cosa è certa: nella tradizione orientale, sia di ieri sia di oggi, prevale la meditazione di tipo spirituale, rivolta alla fusione con il Tutto, come un tempo accadeva anche in Occidente (si pensi ai grandi mistici della cristianità). Nella realtà occidentale odierna ha finito con il prevalere un tipo di meditazione di tipo pratico e utilitaristico, interessata essenzialmente alle ricadute positive della pratica meditativa sul piano affettivo e professionale, in ottica terapeutico-riabilitativa. La meditazione finisce così col confondersi con una delle tante tecniche di rilassamento: yoga, training autogeno…
In realtà la meditazione è una pura condizione esistenziale, un processo naturale, una pratica universale e disinteressata che eleva lo spirito dell’uomo e non s’identifica con nessuna delle religioni storiche e con nessuna forma di terapia. A questo proposito è interessante esaminare l’etimologia del termine “meditazione” che ha un immediato corrispondente nel latino usato dai dotti nel XIII secolo, meditationem, derivato a sua volta dal verbo meditari. Il verbo meditari altro non è che la forma intensiva di mederi (curare, aiutare, riflettere) verbo che affonda le sue radici nel serbatoio linguistico indoeuropeo e da cui sono derivate anche le parole “medico” e “medicina”. La meditazione è, quindi, riflessione concepita non come fine a se stessa, come mera speculazione, bensì nell’accezione di ricerca del vero Sé.
Tratto dal libro “Meditazione” – Key Book