03 Dicembre 2023

Il bambino piange

Perché il mio bambino piange quando la sera lo cullo in braccio ancora un po’, accarezzandolo e canticchiando?

Per addormentarsi alcuni bambini hanno semplicemente bisogno di un po’ di tranquillità, perciò bisognerebbe metterli a letto non appena si notano segnali di stanchezza.
Questi bambini si sentono disturbati se eccessivamente stimolati poco prima di addormentarsi. In effetti è così anche per noi adulti: provate a immaginare di essere stanchi morti e che qualcuno continui ad accarezzarvi o a cullarvi, magari sussurrandovi qualcosa o persino cantandovi una ninnananna.
La maggior parte degli adulti considererebbe tutto ciò un’intromissione, che non permette loro di seguire i propri metodi di addormentamento.
Se mettete il bambino subito a letto può dunque capitare che piagnucoli ancora un po’ o si lamenti, o forse che emetta vocalizzi tra sé e sé. In questo caso pazientate ancora un po’ ed evitate di accorrere subito da lui o persino di toglierlo dalla culla.
Così facendo interrompereste le sue tecniche prendi-sonno che lo aiutano ad addormentarsi da solo.
Da una settimana mia figlia (quasi sei mesi) piange per quindici minuti quando la metto a dormire nel lettino.  
Nemmeno i rituali della buonanotte, se la accarezzo o la prendo in braccio, servono a niente. 
Che cosa posso fare?
Per prima cosa deve stare attenta a quando sua figlia inizia a diventare stanca. Un bambino che sia già «stanco morto» incontra difficoltà ad addormentarsi, perché è già leggermente «sovreccitato».
Spesso i genitori di bambini che strillano dopo essere stati messi a letto tendono a procrastinare l’ora pensando che un bimbo più stanco si addormenti con maggiore facilità.
Di solito, invece, succede proprio il contrario: il bambino troppo stanco non è più in grado di addormentarsi tranquillamente.
Può dunque mettere a dormire sua figlia ai primissimi segni di stanchezza e lasciarla un po’ da sola (magari dandole una giostrina da guardare o un carillon da ascoltare ancora un po’). Se la bambina si mette comunque a strillare, è consigliabile reagire nel modo più uniforme possibile.
E umano cambiare secondo l’umore e una volta prendere in braccio il bambino, una volta lasciarlo strillare e una volta cantargli una ninnananna (non possiamo essere ben disposti ogni santo giorno), tuttavia ciò disorienta il bambino e scatena spesso una protesta ancora più vivace.
Se è convinta che la bambina sia davvero stanca e che dovrebbe dormire, glielo faccia capire anche evitando di levarla dal lettino, bensì vada da lei ripetutamente, la tranquillizzi un po’, magari le dia il ciuccio e poi la lasci un po’ sola, affinché sviluppi i propri metodi di addormentamento. In ogni caso cerchi di occuparsi della bambina possibilmente sempre nello stesso modo (mantenendo la calma), in modo che possa percepire la sua affidabilità e si addormenti fiduciosa.
Ogni pomeriggio verso le 17 mio figlio, che ha due mesi piange spesso fino alle 22 circa.  
Né cullarlo in braccio né il ciuccio funzionano.  
Sono le coliche dei tre mesi?
Nei primi tre, cinque mesi i lattanti strillano di frequente e in genere proprio nel tardo pomeriggio o di sera.
Presumibilmente, il pianto è causato da problemi di regolazione biologica (in sé innocui), chiamati spesso coliche o coliche dei tre mesi.
Non è ancora chiaro quali siano precisamente le cause.
Spesso i genitori hanno la sensazione di non riuscire a controllare il pianto quasi inconsolabile del piccolo; nella loro disperazione arrivano persino a credere che il bambino non voglia loro bene e, quando i molti tentativi di calmarlo risultano inutili, si sentono sempre più insicuri nel loro ruolo genitoriale.
A ciò si aggiunge il nervosismo crescente causato dalla mancanza di sonno degli adulti che, naturalmente, ha ripercussioni anche sullo stato d’animo del bambino. Spesso la grande insicurezza dei genitori li induce a considerare ogni strillo come un invito ad accorrere dal bambino.
Allora si dedicano incessantemente a prendere in braccio e portare in giro il piccolo, a cantare e parlargli. In questo modo, senza volerlo, tolgono al bambino la possibilità di imparare a prendere sonno da solo.
Dunque da un’innocua tendenza  alle coliche può svilupparsi dopo un certo tempo un serio disturbo del sonno. Il motivo per cui alla fine alcuni bambini piangono più a lungo e più intensamente di altri rimane controverso.
E fondamentale che i genitori sappiano che non hanno colpa per le coliche e che queste scompaiono da sole dopo un certo periodo di maturazione (durano per lo più tre, cinque mesi). Inoltre, bisogna cercare di sfuggire al circolo vizioso descritto sopra ed evitare di tranquillizzare il bambino con metodi sempre diversi. Il risultato, infatti, è il nervosismo di tutte le persone coinvolte.
E molto meglio se, nel momento in cui il bambino inizia a piangere (in questo caso verso le 17), lo mette nella carrozzina e va a fare una passeggiata, in qualunque condizione atmosferica. In questo modo di solito il piccino si calma e anche a lei farà bene stare un po’ all’aperto.
Se intanto il bambino si sarà addormentato, tanto meglio! In questo caso l’idea migliore è, una volta arrivati a casa, quella di lasciarlo continuare a dormire nella carrozzina.
Anche l’uso della fascia porta-bebè ha portato buoni frutti nel caso di bambini che piangono molto.
Già da prima della nascita il piccolo ha familiarità con la vicinanza costante e il battito del cuore della mamma, così tranquillizzante, e si sente protetto.
A volte le cause del pianto sono da riportare all’aria nel pancino: ricorra allora a metodi di comprovata utilità, come la tisana di finocchio, il calore e i massaggi. Importantissimo: faccia in modo che in questa situazione stressante il papà, oppure altri buoni amici, si prendano cura per un po’ del piccolo urlatore, così anche lei avrà la possibilità di riposare.
Quando di notte mio figlio (quattro mesi) piange e non vuole dormire, a volte divento furiosa e lo scrollo bruscamente.  
Poi però mi sento in colpa. 
Aggressività e rabbia contro il bebè sono il segnale di un sovraccarico.
Permettersi questi sentimenti e parlarne con una persona di fiducia aiutano molto a liberarsi.
Scrollare un bambino, tuttavia, può essere molto pericoloso, perché può causargli una commozione cerebrale con gravi danni permanenti.
Provveda ad alleggerire il suo carico di lavoro, affidando più spesso il bambino a qualcun altro.
Nel tempo libero così ricavato faccia qualcosa per sé, ad esempio dorma dopo pranzo o ascolti la sua musica preferita, faccia un bagno o si rilassi in qualche altra maniera.
Sono molto importanti anche i contatti e le chiacchierate con le amiche o con gruppi di mamme.
Se non le è possibile trovare questi contatti, potrebbe rivolgersi a un centro di consulenza psicologica.
tratto da “Il sonno dei bambini”  – di Sabine Friedrich

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