Mio figlio (cinque mesi) si sveglia spesso verso mezzanotte e si riaddormenta al seno.
Non appena lo rimetto nel lettino si risveglia e inizia a strillare.
Smette solo quando è a letto con me. pavor nocturnus
Quando i bambini di notte si addormentano appoggiati al seno e poi vengono subito messi a dormire, succede spesso che si sveglino poco dopo perché hanno ancora aria nella pancia e non hanno ancora fatto il ruttino.
La cosa migliore è prendere in braccio il bambino con tranquillità e dargli qualche colpetto sulla schiena o accarezzarlo fino a quando si è liberato dell’aria.
Poi lo rimetta nel suo lettino e attenda.
Se strilla, torni da lui a intervalli di circa tre minuti, lo consoli un po’, possibilmente senza levano dal letto.
Se non è possibile, lo porti un po’ in giro e poi lo rimetta disteso nel lettino. Si armi di pazienza e ripeta questo rituale fino a quando si addormenta.
A poco a poco il piccolo capirà il nuovo schema e ci si abituerà.
Di notte la nostra bambina (dodici settimane) si sveglia fino a cinque volte e strilla.
Poi ci mette spesso mezz’ora per tornare ad addormentarsi.
Quando finalmente dorme, io stessa fatico a riassopirmi.
Ormai sono a pezzi e comincio a detestare la piccola.
La sua situazione di stress è comprensibilissima.
Più del lattante a soffrire per i disturbi del sonno sono infatti i genitori che non riescono più a trovare i normali ritmi di riposo a causa delle frequenti interruzioni.
Per la stanchezza crescente e la spossatezza i genitori si ritrovano di cattivo umore anche durante il giorno, sono irritabili e nervosi, spesso in preda a un sentimento di inadeguatezza che può arrivare a esprimersi in sentimenti di odio verso il bambino.
E’ molto importante che lei cerchi di rendere meno pesante la situazione.
Se la bambina beve dal biberon, ad esempio, i genitori potrebbero darsi il turno, in modo che una notte se ne prende carico uno dei due e l’altro può dormire indisturbato (idealmente in un’altra camera).
Se ciò non è possibile per motivi di lavoro, il padre dovrebbe almeno impegnarsi durante i fine settimana. Se la bambina viene allattata al seno, occasionalmente può essere anche il papà che la porta dalla mamma.
Potrebbe anche sistemare il lettino proprio accanto al suo letto in modo che poi di notte non sia necessario fare lunghi spostamenti. Inoltre ha bisogno di alleggerire il carico di lavoro anche di giorno.
Si organizzi in modo da avere qualcuno che si prenda cura ogni tanto del bebè e lasci a lei il tempo di riposarsi; così riuscirà a rapportarsi con la piccola di notte con maggior tranquillità e favorirà l’addormentamento suo e della piccina.
Di notte cerchi di non strafare con la bambina: lasci la luce spenta, cambi il pannolino solo se strettamente necessario, se proprio deve parlare lo faccia a voce bassa, così la piccola imparerà presto a distinguere meglio tra notte e giorno.
Se piange, prima cerchi di rassicurarla senza prenderla in braccio, allattarla o darle da mangiare, bensì solo con le coccole, paroline sottovoce o un succhiotto.
Presumibilmente quando la bimba si sveglia non si tratta sempre di fame, a volte è solo desiderio di un po’ di contatto umano.
Seguendo questa strategia sarà in grado di ridurre un po’ la frequenza dei risvegli notturni.
Devo sempre allattare mio figlio quando strilla di notte?
Nel lattante fino ai primi sei mesi di età il motivo più frequente del pianto notturno è proprio la fame.
Di conseguenza un bambino che ha mangiato abbastanza durante il giorno normalmente dorme tutta la notte senza sentire il bisogno di un ulteriore pasto.
Tuttavia, se il piccolo si sveglia di notte, non gli offra subito la mammella o il biberon, per evitare che il bimbo si senta «premiato» per il suo risveglio notturno e finisca per esigere anche in futuro un pasto notturno.
Piuttosto cerchi di calmare il piccolo senza dargli da mangiare, gli cambi posizione o lo giri dall’altra parte, gli rimbocchi le coperte e gli dia il ciuccio.
Per tranquillizzarlo può essere sufficiente rimanergli accanto, canticchiare a bocca chiusa, coccolarlo dolcemente, parlargli adagio e a voce bassa. In questo modo riuscirà a prolungare gradualmente il sonno notturno finché il bambino arriverà a mattina senza bisogno di un pasto.
Mio figlio (nove mesi) si sveglia una, due volte di notte, si alza in lacrime nel suo lettino e vuole uscire, anche se è evidente che è stanco.
Se gli do un po’ di pappa, si tranquillizza. Si tratta di un’abitudine oppure sta passando il periodo di scatto di crescita?
In effetti i bambini crescono a scatti forse suo figlio sta vivendo una di queste fasi.
Eppure non è un motivo sufficiente per dar alimenti solidi di notte.
Durante uno scatto crescita, di giorno il bambino manifesta un forte appetito. Se mangia a sufficienza la sera gli basterà per tutta la notte.
Non abituiamo il piccolo ad assumere veri e propri pasti solidi di notte, il suo sistema digestivo ne verrebbe appesantito inutilmente e il ritmo giorno notte ne risentirebbe.
E’ perfettamente normale che suo figlio si svegli ogni tanto di notte.
Spesso i piccoli si destano nella transizione dal sonno più profondo a quello più leggero.
Alcuni si riaddormentano da soli, altri chiamano mamma e papà e si alzano nel lettino piangendo, proprio come suo figlio.
Nel suo caso è consigliabile tornare a coricare il bambino con pazienza, magari dargli il succhiotto oppure anche solo rimboccargli le coperte e parlargli sommessamente.
Dopodiché lasci la camera e attenda che il bimbo si riaddormenti.
Se non funziona, torni per qualche minuto accanto alletto e lo consoli di nuovo.
In nessun caso gli dia cibo solido, al massimo un po’ di tisana se ha sete.
Può fare la prova: se ciuccia il biberon della tisana senza quasi bere, vuoi dire che non ha sete e gli basta il ciuccio per tranquillizzarsi.
Il nostro bambino si addormenta solo dopo aver strillato a lungo e dopo che lo abbiamo cullato in braccio, e si sveglia molto spesso nel cuore della notte.
Che cosa possiamo fare?
Se è presente una combinazione di problemi di addormentamento e di sonno interrotto, dovreste in primo luogo aiutare il piccolo ad addormentarsi in modo migliore.
Se il bambino impara ad addormentarsi tranquillamente e in modo autonomo, ne beneficia anche la qualità del sonno notturno.
In questi bambini, infatti, si tratta spesso di «problemi di riaddormentamento», ovvero i piccoli si svegliano un paio di volte nel cuore della notte, il che non è affatto inusuale, ma non sono più capaci di riprendere sonno, oppure dipendono dall’aiuto dei genitori per riuscirci.
E’ del tutto normale che un bambino bisognoso di consistente aiuto da parte dei genitori per addormentarsi di sera, necessiti poi di assistenza anche di notte.
Perciò è importante che il piccolo impari a sviluppare i propri metodi di addormentamento. Per fare questo però ha bisogno dei suoi spazi e dei suoi tempi.
Si è dimostrato molto utile il metodo della «clessidra di Friburgo», grazie al quale il bambino impara per gradi ad addormentarsi senza aiuti particolari da parte dei genitori.
Il bambino può applicare questa esperienza anche alla notte e alla fine riesce a riaddormentarsi sempre più spesso da solo.
Quando di notte nostro figlio si sveglia e strilla, lo portiamo nel lettone.
Non riusciamo a riposarci particolarmente bene, ma almeno evitiamo di doverci alzare di continuo.
Sbagliamo a fare così?
Di certo il bambino non subisce alcun danno fisico o psichico se dorme nel letto dei genitori.
Basti considerare in quante culture questa sia la norma, perché tutti i familiari sono costretti a dormire in un unico spazio e non tutti i bambini hanno il proprio letto.
Piuttosto, la questione è che significato abbia per lo sviluppo del bambino dormire nel lettone.
Se voi terminate la lotta notturna portandovelo a letto, il bambino si sentirà premiato per essersi svegliato e aver strillato. Inoltre gli comunicate il messaggio che non lo ritenete capace di cavarsela da solo, ossia di riprendere sonno autonomamente. In questo modo alla fin fine ritardate un suo importante progresso nello sviluppo verso l’indipendenza.
Un «ospite» nel lettone significa anche molta agitazione per i genitori. Il piccolo si muove di frequente, si mette di traverso sul letto, si sveglia abbastanza spesso; non c’è da meravigliarsi se il giorno dopo i genitori si ritrovano spesso stanchi e irritabili, il che può avere ripercussioni negative sul rapporto con il bambino.
Per stimolare il piccolo nel suo sviluppo verso l’indipendenza è consigliabile il metodo della «clessidra di Friburgo».
Se la camera del bimbo è relativamente lontana e voi non desiderate andare avanti e indietro tra le due stanze, potete spostare il lettino nella vostra camera oppure farlo dormire su un semplice materasso.
In questo periodo la nostra bambina di tre anni si sveglia di tanto in tanto e strilla come presa dal panico.
Una volta che si è tranquillizzata, ci racconta di una volpe cattiva che viene nella sua cameretta.
Possono già essere incubi?
Anche i bambini di tre anni possono avere incubi occasionali, anche se di solito iniziano a presentarsi verso il quinto anno di vita.
I bimbi hanno incubi con maggiore frequenza rispetto agli adulti, il che testimonia forse la maggiore insicurezza in cui vivono; molte cose sono per loro ancora terra sconosciuta.
Diventano man mano più autonomi (l’asilo è alle porte): da una parte è una novità emozionante e splendida, ma dall’altra è legata anche a paure che possono rispecchiarsi nella crescente tendenza dei piccoli ad avere incubi.
A ciò si aggiunge il fatto che i piccoli di tre anni non sono ancora in grado di distinguere tra sogno e realtà; pensano infatti che le figure spaventose dei loro sogni siano vicinissime e non badano troppo ai genitori che dicono: «E stato solo un sogno».
Oltre a tranquillizzare la bambina è dunque indispensabile fare con lei un giretto esplorativo della casa per mostrarle che è tutto a posto.
Controllate ad esempio sotto il letto e mostratele che non c’è la volpe.
Se la bambina rimane scettica, cacciate la bestia cattiva urlando «Pussa via!» e aprendo poi la finestra in modo che ne possa uscire.
In questa fase dello sviluppo i bambini si lasciano convincere e si sentono ben protetti dai genitori. In genere, comunque, gli incubi non andrebbero mai presi troppo sul serio.
Nel corso del suo sviluppo ogni bambino deve fare esperienze con situazioni nuove, opprimenti, dapprima magari soverchianti, che possono esprimersi anche nei brutti sogni, ma sono comunque assolutamente necessari per la sua crescita.
Solo se gli incubi si ripetono ogni notte, bisogna valutare se i motivi possano essere individuati in reali disagi esterni.
Mio figlio (undici mesi) si sveglia spesso di notte e strilla.
Recentemente ho deciso di portarlo dal dottore e ho saputo che ha una grave otite media.
Come posso capirlo in anticipo?
Nei lattanti e nei bambini molto piccoli l’otite media può comparire del tutto all’improvviso durante la notte, anche se il piccolo dava l’impressione di essere sano come un pesce prima di essere messo a letto.
Con una leggera pressione sulla parte anteriore del lobo dell’orecchio si capisce facilmente se ci si trova davanti a un caso di otite media: il bambino infatti strilla più forte. Inoltre, quando ha dolori causati dall’otite, è molto difficile, se non impossibile, calmarlo. In questo caso andate subito da un medico la mattina successiva.
Di notte mio figlio (due anni e mezzo) si mette a strillare con toni acutissimi all’improvviso.
Se cerchiamo di tranquillizzarlo, continua a strillare con forza, agita le braccia e a volte ci respinge con le manine. Che cosa vuoi dire?
L’insolito comportamento di suo figlio potrebbe essere causato dal terrore notturno, noto anche come pavor nocturnus .Il 12 per cento dei bambini tra i due e i dodici anni presenta questi attacchi notturni, in modo particolarmente frequente attorno al quarto anno di età.
A partire dall’età scolare il pavor nocturnus sparisce all’improvviso come è venuto.
A volte l’attacco è legato ai risvegli dal sonno profondo, soprattutto durante le prime due ore successive all’addormentamento, ma probabilmente solo nei bambini che hanno già una predisposizione. Il bambino si sveglia all’improvviso (i genitori lo capiscono dalle urla acutissime), sembra del tutto «fuori di sé», è spaurito e confuso e non riconosce l’ambiente attorno a lui.
Spesso non riconosce nemmeno i genitori che riescono a malapena a calmarlo.
Dopo dieci brutti minuti, a volte anche considerevolmente meno, il bambino torna normale, può continuare a dormire e la mattina successiva non ricorda affatto il dramma notturno. Il pavor nocturnus non ha niente a che fare con gli incubi, anche se spesso si tende a confondere i due fenomeni.
Gli attacchi non hanno luogo nella fase di sonno con sogni, bensì alla fine della fase del sonno profondo, e il bambino non ne serberà alcun ricordo. Ad oggi gli studiosi del sonno non hanno trovato una spiegazione univoca per le cause di questi singolari attacchi notturni.
Tuttavia suppongono che siano espressione di un disturbo innocuo e transitorio, legato allo sviluppo e dovuto all’interazione di diverse strutture cerebrali adibite al controllo del sonno e della veglia.
Tra l’altro pare che la predisposizione a questo fenomeno sia ereditaria.
Mentre per l’incubo non è raro che sussista un rapporto con quanto accade al bambino durante la veglia, quindi per esempio con paure vissute durante il giorno, preoccupazioni, stress, film visti in TV che non sono stati rielaborati, per il pavor nocturnus non sembra esserci un collegamento diretto con le sollecitazioni della giornata. Solo di tanto in tanto il terrore notturno si manifesta ripetutamente in concomitanza con una forte eccitazione vissuta di giorno. I genitori possono stare tranquilli, il terrore notturno è del tutto innocuo, non arreca alcun danno fisico o psichico al piccolo e per lo più scompare nell’età scolare.
Di norma basta andare dal bambino e rimanergli accanto, fino a quando la «cosa brutta» finisce e non preoccuparsi di altro per quanto lo riguarda. Infatti, non è possibile dare un vero e proprio aiuto al bambino in questi momenti e d’altronde non è sensato parlarne con lui il giorno successivo, dato che non si ricorderà di niente. In caso di attacchi molto frequenti potete provare a ridurre un po’ il bisogno di sonno profondo del bambino, dato che gli attacchi di pavor nocturnus compaiono spesso dopo lunghe fasi di sonno profondo.
Provateci spingendo il piccolo a fare sufficienti «sonnellini» durante la giornata e mettendolo a dormire quanto più regolarmente possibile, senza fare troppo tardi.
tratto da “Il sonno dei bambini” – di Sabine Friedrich