
Le proprietà medicamentose delle acque termali di Bormio sono note fin dai tempi più antichi e da sempre hanno attirato un turismo del tutto particolare: quello alimentato da chi vuol unire il piacere del soggiorno montano alle cure eccezionali delle acque che sgorgano sulle Alpi Retiche.
Le sorgenti che scaturiscono ai piedi di queste alpi sono ben nove, e le loro acque hanno mediamente una escursione termica tra i 38 e i 41 gradi, con punte massime in inverno – primavera e minime durante l’estate.
Tutte le fonti sono localizzate in vicinanza di un’area tettonica di importanza regionale, la frattura dello Zebrù, che segna il contatto tra il substrato cristallino e le rocce sedimentarie.
Quattro fonti, Cinglaccia, Nibelunghi, Ostrogoti e Pliniana sono situate tra i 1280 e i 1340 metri. Le altre, S.Martino, Arciduchessa, Zampillo dei bambini, Cassiodora e S.Carlo, si trovano tra i 1370 e i 1421 metri. La più alta è la S.Martino, a 1421 metri; la più bassa la Cinglaccia, a 1280 metri.
Attorno alle sorgenti si notano depositi concrezionari di spessore e dimensione notevoli: tali concrezioni sono caratterizzate da rimarchevole radioattività, che conferisce alle acque caratteristiche peculiari.
Da sempre gli abitanti della zona hanno approfittato di queste opportunità offerte dalla natura, e già i Romani ne apprezzarono i benèfici effetti terapeutici. Plinio il Vecchio ne dà notizia nel 1° secolo, nella sua “Storia naturale” e Cassiodoro, all’inizio del sesto secolo, cita le fonti termali di Bormio, consigliandone le ottime cure.
Nel corso dei secoli si susseguirono diversi domini, ma le terme rappresentarono sempre un punto importante per il benessere dei diversi popoli. In una pubblicazione del 1612 si legge che queste acque “sanano le sciatiche, dolori artritici, gotte e podagre fredde, ed ogni catarro. Giovano agli stroppiati di apoplessia, sanano e risolvono li tumori, durezze e dolori di giunture. Giovano a quelli che, per mano di Giustizia, sono stati alla tortura, et ad altre percussioni…”.
Alcune delle sorgenti, fin dal 19° secolo, sono state utilizzate dalla società “Bagni di Bormio” per i Bogni Nuovi ed i Bagni Vecchi.
Per lo sfruttamento a Bormio delle acque termali si deve arrivare fino all’agosto del 1913.
In quell’anno un comitato (composto dall’Ing. Alfredo Cola, dal Dott. Alfredo Martinelli, dal Dott. Italo Pedrazzini, dal Sig. Attilio Peloni e dall’Avv. Angelo Schena), con una circolare ai cittadini di Bormio, propone la costituzione della Soc. Anonima “Terme di Bormio” con lo scopo di “compensare il lavoro e le spese già incontrate dall’Ing. Cola, finire la conduttura già iniziata, acquistare un’area opportuna in località ben riparata dai venti, e quindi bene accessibile anche durante l’inverno, e costruirvi un padiglione, suscettibile di ingrandimento, il quale contenga per ora il salone da bibita, un gabinetto per le consultazioni mediche, uno pel servizio e un numero sufficiente di camerini da bagno; più tardi potranno aggiungersi altri camerini, le camere sudatorie, i fanghi, la vasca da nuoto, ecc.”.
Per ridurre i costi di ammortamento “sono in corso le pratiche per prolungare la durata della concessione”, che viene difatti portata da 50 a 99 anni.
I promotori, dopo avere analizzato gli apetti economico-finanziari dell’impresa, rivolgono un appello “ai bormiesi perché si rendano conto dell’immensa utilità indiretta che le terme porteranno al paese e con patriottica gara sottoscrivano e facciano sottoscrivere il capitale occorrente”.
Un auspicio che si è tradotto, nel 1920, in realtà dando vita alla Società Terme Bormiesi, divenuta poi, nel 2001, “Bormio Terme S.p.A.”.
La sorgente Cinglaccia
È l’acqua di questa sorgente ad alimentare gli impianti di Bormio Terme. Le sue acque zampillano dalla roccia in prossimità del letto del fiume Adda, sulla sponda sinistra, dove originariamente era visibile una sassaia a secco ed una galleria lunga circa sei metri. L’opera di captazione eseguita dalla Società permette di raggiungere e superare i mille litri al minuto.
Per la loro composizione chimica abbastanza uniforme e per la loro radioattività, le acque delle Bormio Terme appartengono al gruppo delle acque termali solfato-alcaline-terrose minerali radioattive; sono dotate di moltissime indicazioni terapeutiche.
In particolare si hanno benèfici effetti nelle cure delle malattie respiratorie (riniti, faringiti, laringiti, tracheiti e bronchiti) ed in quelle di tipo reumatico e uricemico.
Le acque della Cinglaccia hanno una particolare indicazione per alcune malattie della pelle (ferite tendenti ad ulcerazione, acne, eczemi, psoriasi) e sono storicamente famose per le cure delle affezioni della sfera genitale (vaginiti, annessiti, ulcere cervicali, metriti, ovariti).
Come bevanda (cura idropinica) l’acqua termale esercita un’azione terapeutica sull’apparato digerente nelle forme infiammatorie dello stomaco e dell’intestino.
Un efficace trattamento risulta essere il bagno in acque termali nei casi di riabilitazione postraumatica da fratture (azione decongestionante che favorisce il movimento e la ripresa della funzionalità dell’arto). E’ infine importante osservare che la radioattività idroclimatica è completamente diversa da quella degli isotopi, in quanto l’azione “radioattiva” dipende da un gas, il radon, che esercita un’azione sedativa sul sistema nervoso centrale e periferico. Sul sistema vegetativo il radon esplica uno stimolo efficace.
Diversi studi confermano che il radon introdotto con la bibita di acque termali viene eliminato totalmente per via polmonare, se dopo tre ore dall’ingestione non se ne trova più traccia. Quindi è in questo suo rapido passaggio nell’organismo che esplica un benefico effetto terapeutico.
Materiale tratto dal sito: www.bormioterme.it
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