La microdose, un nuovo metodo per la somministrazione dei farmaci.
Ad agosto si è tenuto a Roma, all’istituto Manieri, un incontro con vari medici sul tema delle microdosi, con la dottoressa Cristina Torres, medico omeopata del gruppo LQP di Coatzacoalcos ed esperta di questa tecnica. È stato il dottor Eugenio Martinez, medico messicano, a scoprire e strutturare questo metodo nuovo di diluizione di farmaci, applicandolo poi a livello universitario e ospedaliero (quasi 50.000 medici in tutto il mondo). Le sostanze utilizzate per le diluizioni sono di tipo vegetale (tinture madri di piante, oli essenziali) o di tipo sintetico (farmaci della farmacopea ufficiale).
I rimedi ottenuti diminuiscono di 1000-15000 volte le dosi normalmente utilizzate nella pratica quotidiana, ma contengono ancora piccole quantità di sostanza (ci si trova poco al di sopra dello zero di Avogadro). Quindi non possiamo definirli rimedi omeopatici, considerando anche il fatto che la terapia non è basata sul principio del simile ma ancora su quello dei contrari (per es. diluizione di antibiotici).
La scoperta straordinaria del dottor Martinez è basata proprio su un nuovo meccanismo di azione, mai studiato finora in medicina, che salta completamente il filtro di assorbimento epatico e che risulta quindi veloce e privo di effetti collaterali. Il rimedio in microdose viene assunto oralmente con 2 gocce sopralinguali 4 volte al giorno.
La stimolazione delle papille gustative raggiunge l’ipotalamo, da lì la corteccia cerebrale e quindi gli organi effettori bersaglio. Questa via, detta neuro-ormonale, risulta molto efficace e rapida e ciò è stato già ampiamente dimostrato con diversi esperimenti clinici in comparazione.
Ad esempio, gli effetti nei pazienti trattati con microdosi di fenobarbital (farmaco antiepilettico) sono visibili sull’elettroencefalogramma più rapidamente del gruppo trattato con il farmaco in dosi abituali. Avere la possibilità, con un metodo oltremodo semplice e di facile applicazione, di far scomparire i vari sintomi collaterali senza togliere niente all’effetto terapeutico dei farmaci, mi sembra utilissimo!
E se consideriamo anche l’abbattimento delle spese, l’argomento è davvero interessante. Ma ancora più interessante è l’assenza di dipendenza fisica osservata con il rimedio in microdose. Questo permette ai medici di somministrare in modo diverso farmaci antinfiammatori che a volte si devono assumere per anni, psicofarmaci o anche le stesse droghe. Insomma, il tema delle microdosi resta un capitolo veramente innovativo nel campo medico e apre l’orizzonte sulla “dose minima efficace”, quel “quantum intracellulare” sufficiente a ottenere l’effetto terapeutico voluto. Si può ben sperare che i medici possano fare un passo più avanti verso le esigenze dei pazienti e verso quel giuramento di Ippocrate a volte dimenticato: PRIMUM NON NOCERE…
Medico, ginecologa e specialista in agopuntura